Il made in Italy per eccellenza: l’opera lirica

All’arena di Verona si accendono i riflettori per la CI stagione e le celebrazioni dell’opera italiana patrimonio dell’umanità. Tra i 160 professori d’Orchestra e 300 artisti del Coro dalle Fondazioni lirico sinfoniche italiane, diretti da Riccardo Muti, il I violoncello del Teatro San Carlo, il salernitano Alberto Senatore, il violinista Vincenzo Quaranta e tanti musicisti amici del Verdi, Silvano Fusco e il direttore Francesco Ivan Ciampa

 

Tre ore di spettacolo, questa sera, a partire dalle 20,30, in mondovisione Rai, per celebrare il riconoscimento da parte dell’Unesco dell’opera lirica italiana, patrimonio dell’umanità, accendendo i riflettori sull’unico, vero made in Italy, dall’Arena di Verona e dare il via alla CI stagione, che inizierà, poi, domani con Turandot. Il ministero della cultura dedica uno spettacolo fiume oltre tre ore all’opera, con grandissime voci, tra cuiAnna NetrebkoJonas KaufmannJuan Diego FlórezLudovic TézierVittorio GrigoloLuca SalsiEleonora Buratto e Francesco Meli

A rendere la serata ancora più magica saranno le straordinarie performance di danza di Roberto Bolle e Nicoletta Manni. “ Io parlo – ed è questo l’assunto chiave della Filosofia della Musica di Giuseppe Mazzini – d’un tempo in cui il dramma musicale spanderà sopra una gente, non materialista, né svogliata, né frivola, ma rigenerata dalla coscienza d’un vero che dee conquistarsi un alto insegnamento morale – d’un tempo, in cui la musica avrà incremento alla propria potenza di tutte le potenze drammatiche accolte in uno spettacolo”.

A sostenere i solisti, ci saranno ben 160 strumentisti e 300 artisti del coro, selezionati dalle principali Fondazioni lirico-sinfoniche italiane, con sul podio Riccardo Muti, il quale dirigerà Sinfonie e cori dal Guillaume Tell, di Gioachino Rossini, dalla Norma di Vincenzo Bellini e ancora Macbeth e Nabucco di Giuseppe Verdi, Manon Lescaut di Giacomo Puccini e Mefistofele di Arrigo Boito, in pratica una synthesis del melodramma ottocentesco, con una piccola finestra sul secolo breve e l’omaggio al cigno di Lucca, nell’anno del centenario della scomparsa. Quindi Riccardo Muti cederà la bacchetta a Francesco Ivan Ciampa, che avrà il compito di dirigere tutte le arie scelte dagli ospiti internazionali. Programma vastissimo nella seconda parte che inizierà dalla taverna di Lillas Pastia, con Carmen che canta la famosa Chanson Bohème Les tringles des sistres tintaient per poi passare nella piazza di Siviglia, sulla quale irromperà Figaro  quel barbiere che fa anche il chirurgo, il botanico, lo speziale, il veterinario e soprattutto il sensale, attività in cui è il più abile un vero ciclone meridionale che ammucchia in fretta parole su parole per avere sempre ragione. Roberto Bolle animerà da par suo l’Intermezzo dalla Cavalleria Rusticana, prima di spostarci nella casetta che Madama Butterfly crede di comandare a bacchetta, con il suo “Un bel dì vedremo”, ingenuo bamboleggiare e incrollabile speranza, fino all’annullamento, preceduto dalla nenia che protegge il sonno del bambino e la veglia della madre, quel coro a bocca chiusa, che vale come un delicato femmineo sudario, mosso da Nicoletta Manni in coppia con Roberto Bolle. Dalla Casa di Cio-cio-San alla soffitta di Mimì per la città sotto la neve e fumante in mille comignoli, che Rodolfo guarda dall’alto della soffitta, mentre impreca contro il non funzionante, perché non alimentato né dalla sua, né da altre arti, caminetto nel quale sarà da scorgere per simbolo la ricerca del quasi pascoliano nido di quiete che percorre tutta la storia di Puccini quale autore: la casetta rammentata da Tosca al suo Mario, il nido profanato di Butterfly, quello invaso dai Proci buoni di Minnie, di Frugola nel Tabarro – all’ombra sentimentale di un’altra Parigi, dove tuttavia un venditore di canzonette cita ‘la canzone di Mimì’ – di Ping, Pang e Pong alla corte di Turandot. Tutti questi luoghi visiteremo, poiché da Bohème ascolteremo Vecchia Zimarra, e ancora “Che gelida manina” da un tenore d’eccezione, Juan Diego Florez, quindi tutti da Momus, per il valzer di Musetta. Nella reggia di Turandot, ci sarà Rosa Feola a morire d’amore e eper amore, mentre il Nessun Dorma! Sarà elevato da Vittorio Grigolo. Tosca avrà la voce di Anna Netrebko nella sua aria fuori del tempo Vissi d’arte, che ascolteremo anche nella arietta di Lauretta del Gianni Schicchi, mentre il più cattivo degli Scarpia, Luca Salsi canterà il Te Deum, tra i fumi degli incensi processionali, nelle pieghe della devozione di facciata in ispregio all’autentica fede, impersonerà quel potere, barbaramente esercitato a scapito di legittime aspirazioni alla libertà, che condiziona le sorti dei protagonisti, Tosca e Cavaradossi burattini, nelle mani del barone. Tanto Verdi poi con il brindisi della Traviata, la fiamma della pira del Trovatore, il Duca di Mantova e lo stesso Rigoletto, prima di Aida e qualche numero del Requiem e ancora Francesco meli nei panni di Nemorino per porre la fatidica domanda si può morir d’amore? E Canio con tutto il nero, la polvere, il gelo di Vesti la giubba. Non poteva mancare l’aria per eccellenza, l’invocazione alla luna di Norma, da parte di Jessica Pratt, per chiudere con Andrea Giordano con il Gérard, dell’Andrea Chènier, di “Nemico della Patria”, mosso dalla gelosia, non dall’ideale politico, con quel fabbricare, pur provando ribrezzo di se stesso, le accuse ad un innocente per trasformarlo in traditore, straniero, “poeta”, nemico della patria. Una cavalcata per il nostro Francesco Ciampa, figlio d’arte di papà Claudio, che ha mosso i primi passi quale direttore proprio nel massimo salernitano e che abbiamo raggiunto tramite il violoncellista Silvano Fusco, in quel di Verona, in trasferta, insieme al I violoncello del Teatro San Carlo Alberto Senatore, salernitano e anch’egli figlio d’arte del flautista Antonio, in questo prestigioso concerto, che vedrà nel coro anche il tenore Francesco Cuccia. “Maestro questo concerto inaugurale dall’Arena di Verone è uno dei concerti più importanti o uno dei tanti concerti importanti?” “Ogni nota che viene eseguita è importante e deve essere rispettata, sia che si esegua in una chiesa rupestre, sia sul palcoscenico di un grande teatro, essendo essa espressione d’amore da parte del compositore, di chi la esegue, di colui che dirige e dello stesso pubblico. La differenza è, forse, unicamente la risonanza, poiché la musica eseguita in un luogo piccolo, intimo e raccolto, magari rimane lì, qui invece è donata ad una platea mondiale”. “Lavorare con il gotha della lirica e del balletto tutti raccolti in una sola serata, quante emozioni offre?” “A parte lo stress,  poiché la scaletta è lunga e difficile e abbraccia due secoli e diversi stili, lavorare con grandi cantanti resta un momento di grandissima crescita”. “Rai 1, mondovisione, sul podio sale prima Riccardo Muti, poi Francesco Ciampa, quanto sarà difficile dirigere dopo il Maestro per eccellenza?” “Il confronto è impossibile, ci sto pensando e credo che la risposta la potrò avere solo a fine concerto”. “In questa occasione ha ritrovato anche due strumentisti amici da sempre Silvano Fusco e Alberto Senatore: quale significato si sente di dare a questo incontro tra le note?” “Sono veramente strafelice, poiché con loro ho mosso i primi passi e, oggi, ritrovarli in un luogo così magico e gigantesco, mi dà forza per affrontare questa maratona di musica, sapendo che non sono solo e che stiamo condividendo un bel percorso tutti insieme”.


 

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