Fiorella Mannoia at Ravello fest

Successo di critica e pubblico per Fiorella Mannoia sul palco del Ravello Festival con alle spalle l’ orchestra sinfonica Saverio Mercadante di Altamura, diretta da Rocco De Bernardis, con in formazione due strumentisti salernitani, l’oboista Antonio Rufo e il violinista Danilo Gloriante. Un concerto che ha ripercorso l’intera carriera da “Caffè nero Bollente” a “Mariposa”, attraverso una voce fatta di miele e di fumo

 

La farfalla, con la sua capacità di volare liberamente, simboleggia la libertà e la leggerezza, liberazione dalle restrizioni materiali ed emotive e all'approccio alla vita con una nuova prospettiva.  LXXII edizione del Ravello Festival romanticamente pop ieri sera quando dinanzi all’Orchestra Sinfonica  Saverio Mercadante di Altamura, diretta da Rocco De Bernardis, è comparsa Fiorella Mannoia per ripercorrere i grandi successi del suo repertorio, declinati con nuove sfumature e, per proporre la massima varietà di espressione, riarrangiati dai compositori del momento, Valeriano Chiaravalle, Alterisio Paoletti, Clemente Ferrari, Emanuele Bossi, Stefano Zavattoni e Pippo Caruso. Un’ orchestra che ha salutato in formazione due musicisti salernitani, colonne dell’orchestra del Teatro Verdi l’oboista Antonio Rufo e il violinista Danilo Gloriante, già protagonisti in piazza del Plebiscito a Napoli, al seguito di Renato Zero. Fiorella Mannoia è l’unica cantante ad aver vinto più di una volta la targa Tenco quale miglior interprete e dire che la “vocazione” le si è rivelata ben tardi. La serata ha preso il via proprio con “Caffè nero bollente” con cui quasi senza accorgersene fu scaraventata a Sanremo, un rock arrabbiato scrittole da Mimmo Cavallo che scandalizzò sembra a tutti, per un evidente elogio all’autoerotismo. Ma si è passati anche attraverso Pescatore, la sua esperienza in Cgd, al fianco di Pierangelo Bertoli, la nuova competizione a Sanremo con “Come si cambia”, che nel 1984, le stava come un guanto: già qui la Mannoia si fece interprete ideale della fragilità femminile dopo un amore sbagliato, con cui si candida a diventare lo strumento ideale per quegli autori che avessero voluto indagare cosa ci fosse nell’altra metà del cielo. Ed ecco i grandi successi “Quello che le donne non dicono” nel 1987 e “I dubbi dell’amore”, lavori colmi di grazia che faranno scrivere a certa critica che Fiorella Mannoia è un’interprete nel vero senso della parola, una cantante, ovvero che riesce a rispettare le idee degli altri, il loro feeling, e a riproporle come fosse un attrice che veste i panni di un particolare personaggio.  Confessioni femminili struggenti, sussurrate quindi l’intesa con Piero Fabrizi che si accolla l’onere della produzione per l’album “Canzoni per parlare” pagine di gran classe con arrangiamenti sofisticati e atmosfere soffuse. Tocco vocale sempre più delicato e profondo quello della Mannoia e profondo al tempo stesso, con la sua maestria nel saper dosare i chiaroscuri, il fraseggio, i silenzi del racconto cantato. Non è mancata Sally di Vasco Rossi, e nemmeno il suo particolare omaggio alla musica latina, con “Besame mucho” e  “Quizas Quizas Quizas”, per la quale ebbe la consacrazione da Chico Buarque nell’incisione di Oh che sarà e in cui Fiorella ha mostrato la sua innata eleganza anche nella danza.
A metà giugno, poi, la cantautrice ha pubblicato il nuovo brano Domani è primavera in collaborazione con Michele Bravi. La canzone si è inserita nella lista dei tormentoni di questa estate e fa il doppio con il brano Mariposa, già disco d’oro, un manifesto di donne per le donne, dove canta le voci di ognuna di loro, nel tempo, nella storia, nel sentimento e nel mistero, raccontandole nella loro libertà, forza, dolore, gioia, amore… donne sottomesse e donne protagoniste si uniscono tra i versi di Mariposa e un po’ di ogni canzone, che gridano insieme l’identità eterna e inviolabile di ogni persona. Le farfalle sono comparse sul palco in neon. Conosciamo altre farfalle che si poseranno sul palco a getto sul mare, una di queste sarà la Butterfly pucciniana, che con ogni probabilità sarà evocata dal soprano Anna Pirozzi, il 21 agosto, farfalle invitte e coraggiose che sanno trasformarsi e cambiare. Fiorella intona “Come si cambia”, seguita da una riflessione sugli ideali pacifisti degli anni ’70. Ricordando gli slogan come “mettete dei fiori nei vostri cannoni” e “fate l’amore, non la guerra”, ha espresso il suo disappunto per l’attuale situazione globale, con milioni di profughi e guerre nell’Europa e l’omaggio a Dalla con “Se io fossi un angelo” E ancora, il ricordo di un duetto con Francesco De Gregori, che ha ispirato la canzone “Giovanna d’Arco”. De Gregori, vedendo Fiorella illuminata dai riflettori durante un concerto, ha avuto l’impressione che indossasse un elmo e una corazza. Quindici giorni dopo quell’evento, l’omaggio a lei e all’eroina francese. Fiorella ha poi eseguito “In Viaggio”, scritta per il disco “Sud”, riflettendo sul dolore di una madre che vede il figlio partire. “Notti di maggio” e “Combattente” suscitano emozioni intense, con Fiorella che dedica quest’ultima a tutte le donne che lottano.
Una proposta questa Fiorella Sinfonica, ideata per festeggiare  i settant’anni della cantante che ha visto in orchestra anche il gruppo di base dell’artista romana, ovvero il direttore artistico Carlo Di Francesco alle percussioni, Raul Scebba alle percussioni, Sebastiano Burgio al pianoforte, Pierpaolo Ranieri al basso elettrico e double bass e Massimiliano Rosati alle chitarre, che pone un aureo sigillo sia sulla voce che sull’animo di un’artista unica e versatile, sofisticata quanto basta, appassionata oltre ogni limite. Facciamo nostro il pensiero della Mannoia, la quale crede che un artista debba sempre cambiare e che non si possono fare le stesse cose per tutta la vita. Bisogna lasciarsi contaminare, sentire intorno che aria tira, lasciandosi affascinare dal cambiamento, poiché resta l’unica cosa certa.
 

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